Aurelio Vento

Aurelio Vento è nato a Milazzo, cresciuto a Palermo e vive a Catania. Cbi meglio di lui può scrivere sulla Sicilia!

 

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RISORGIMENTO O RIVOLGIMENTO? di Aurelio Vento

“I COSI FATTI SI MANGIUNU” si dice a Catania. Questo libro non vuole essere un anacronistico e tardivo incitamento all’indipendenza siciliana dall’Italia – sarebbe altrettanto anacroni-stico quanto pensare l’Italia fuori dall’Europa. Anche perché le colpe non sono soltanto di chi fa, ma anche chi lascia fare ed è facile parlare con il senno di poi. Ma vi è una verità storica che non viene rappresentata in maniera del tutto oggettiva, perché, si sa, la storia la scrive chi vince. Aurelio Vento ha avuto il coraggio di indagare e questa è la sua versione di cosa sia realmente accaduto quando mille uomini partirono per “fare l’Italia”.“Risorgimento o Rivolgimento?” nasce da una domanda ed è, quindi, soprattutto un invito alla riflessione, ma anche una maniera elegante di rispedire al mittente l’arroganza di chi vanta una prosperità nata forse proprio a danno di quel sud che disprezza. Giuseppe Guarino

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VENTO DI SICILIA di Aurelio Vento

Aurelio Vento è siciliano.Parla della Sicilia come un innamorato parla della moglie, bella e capricciosa, testarda e pretenziosa.Vi è una realtà innegabile: il vincolo profondo, ombelicale, inscindibile, fra un siciliano e la sua terra. Un vincolo amoroso tormentato che fa male e che rende fieri, che ci esaspera e ci delizia. Un siciliano non riesce ad essere indifferente nel rapporto con la sua terra, ma come i sapori forti, come le bellezze ineguagliabili di questa terra, il suo fuoco – il clima ed il vulcano – e la sua acqua – il mare che la circonda – questo eterno contrasto, forte e caratteristico, anima e caratterizza l’amore violento quasi dei siciliani per la loro terra. Un amore che ferisce quando si accarezza la terra arida e la si lascia maledicendola.

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Questo un interessante capitolo.

… da qui in avanti, sotto la dominazione spagnola con le sue diverse anime iberiche, aragonesi, castigliani, catalani, un altro strato di vocaboli si aggiunse alla lingua siciliana, vocaboli che ancora oggi persistono.

Addunarisi, accorgersi, da adonar-se.

Affruntàrisi, vergognarsi, da afrontar-se.

Anciova, acciuga, da anxova.

Arricugghìrisi, rientrare, ritirarsi, da recollir-se.

Arriminari, mescolare, deriva da remenar.

Capuliari, tritare, viene da capolar.

Cascia, cassa, da caixa.

Fastuchi, pistacchi, da festuc.

Muccaturi, fazzoletto, da mocador.

Nzirtari, indovinare, da encertar.

Priàrisi, rallegrarsi, da prear-se.

Stricari, strofinare, da estregar.

Accurdàrisi, accontentarsi, da acordar.

Ajeri, ieri, da ayer.

Attrassari, ritardare, da atrasar.

Criàta, serva, da criada.

Cucchiara, cucchiaio, da cuchara.

Currìa, cinghia, da correa.

Curtigghiu, cortile, da cortijo.

Firraru, fabbro, da herrero.

Guantera, vassoio, dallo spagnolo guantera.

Isari, alzare, da izar.

Manta, coperta, da manta.

Nzajari, provare, da ensayar.

Paraccu o paracqua, ombrello, da paraguas.

Palumma, colomba, da paloma.

Pignata, pentola, da piñata.

Pinzeddu, pennello, da pincel.

Simana, settimana, da semana.

Struppiarisi, farsi male, da estropear, guastare.

Taccia, chiodo, da tacha.

Zzotta, frusta, da azote.

Zzita, fidanzata.

 

E il fantastico capitolo su Shakespeare…

William Shakespeare o Michelangelo S-Crollalanza

Il 23 aprile 1616 moriva William Shakespeare, poeta, attore, drammaturgo inglese, nato nel 1564 a Stratford ove trovò la morte.

Fu davvero un grande, il più grande di tutti.

Ma era davvero inglese?  

Lo studioso del Settecento George Steevens, affermava che le uniche cose certe su Shakespeare fossero il luogo di nascita e morte e poche altre informazioni anagrafiche.

Thomas Spencer Baynes (1823-1887), curatore della IX edizione dell’Enciclopedia Britannica, alla voce Shakespeare mise in luce le relazioni che intercorsero fra il poeta inglese e il linguista di origini italiane Giovanni Florio.

Nel 1921 l’americana Clara Longworth de Chambrun, nella sua tesi di laurea alla Sorbona, dimostrava che Shakespeare si era ispirato alle opere di Florio.

A voler trascurare altre spigolature sull’argomento (v. Juvara) basta leggere le riflessioni di Oreste Palamara:

“Dicono che Michele Agnolo (o Michelangelo) Florio (Crollalanza dal lato materno) (n. 1564 ?), di religione calvinista, avesse vissuto parte della sua vita, sfuggendo alle persecuzioni religiose, a Palermo, nelle isole Eolie, a Messina, a Venezia, a Verona, a Stratford e a Londra. Fu autore di molte tragedie e commedie ambientate nei luoghi suddetti, che dimostrava di ben conoscere, così come dimostrava di ben conoscere la lingua italiana ed il teatro italiano, nonché di avere una buona dimestichezza con la scena italiana.

Alcune sue opere rinvenute sembrano essere la versione originaria di altre ben note opere attribuite a Shakespeare, come “troppu trafficu pì nnenti”, scritta in messinese, che potrebbe essere l’originale di “Troppo rumore per nulla” di Shakespeare, apparsa cinquant’anni dopo.

Fuggendo con la famiglia, si trovò a vivere per un certo periodo a Venezia, ove pare che un suo vicino di casa, moro, uccise per gelosia la propria moglie.

Su ispirazione di questa storia scrisse una tragedia proprio così come Sheakespeare scrisse successivamente l’ “Otello”. … IL RESTO LO POTETE LEGGERE NEL LIBRO